CHIESA E PARROCCHIA DI
S. BERNARDINO
(foto)
" EXTRA CASTRUM "
Fra il 1530 e il 1573 fu edficata fuori e presso il castello della Torre d'Andrea una nuova chiesa parrocchiale, dedicata a
S. Bernardino, essendo l'antica, esistente dentro il castello, oramai troppo piccola per l'aumentata popolazione del marchesato baglionesco.
Nonostante i tempi ancora problematici e incerti la vita ormai anche nelle nostre campagne tendeva ad uscire dal "chiuso", si apriva al mondo circostante, cercava spazi più ampi e distesi.
Ci si riappropriava delle solitudini campestri, meno insicure che nei secoli addietro.
Le mura castellane non erano più che un elemento di decoro, una rifinitura architettonica del vecchio borgo medievale, costituito di case che in esso s'erano addossate nel tempo e quasi ristrette per cercar sicurezza.
Ormai i pericoli - pensiamo soprattutto alle incursioni e alle guerre, sempre comunque più rare - quando si profilavano all'orizzonte, non s'arrestavano certo davanti alle mura.
Anche la Chiesa dovette cogliere queste "novità" e si apri, in qualche modo, all'esterno.
Al menzionato mons. Camaiani, che la vistò il 20 luglio 1573, la chiesa Sancti Bernardini extra castrum della Torre d'Andrea (che come parrocchia annovera 54 famiglie) si presentò ben tenuta, e di questo potevano meritatamente lodarsi i parrocchiani.
La chiesa aveva, allora due altari; vicino a quello "maggiore" c'era una porta, che il visitatore ordinò di far chiudere.
Questi trovò anche certe stanze, dimora del cappellano, costruite sopra la chiesa, che proibì di adibire, da allora in avanti i parrocchiani dovettero provvedere al proprio parroco.
Il visitatore condannò proprio il fatto che il cappellano fosse ad libitum, vale a dire eletto a curare la parrocchia direttamente dalla volontà dei fedeli e, come tale, amovibile, soggetto, cioè ad essere rimosso dall'incarico quando questi l'avessero voluto.
Poichè la chiesa non possedeva redditi fissi, al sostentamento del curato, quasi fosse un mercenarius, si provvedeva con un salario di due salme di frumento, sei salme di vino e dieci scudi.
Curato in quel tempo era un certo don Francesco di Antonio della Bastia, il quale, esaminato dal visitatore apostolico, dimostrò di essere assolutamente ignorante in fatto di latino, pur se provvisto di una certa istruzione e non del tutto inabile nel leggere; per questo il presule gli ingiunse di procurarsi un Catechismo in lingua volgare, sul quale potersi esercitare e successivamente esaminato.
Al tempo della visita del mons. Camaiani, la chiesa era sfornita di fonte battesimale.
Così sarà ancora nell'anno 1586, quando la visiterà mons. Brugnatelli, vescovo di Assisi.
Fino a quel tempo, infatti, i neonati di Torre d'Andrea venivano portati a battezzare o ad Assisi o a Bastia.
Ma poichè oramai la popolazione della parrocchia era molto aumentata, essendo le famiglie da 54 che erano nel 1573, diventate 96, mons. Brugnatelli ordinò che nella chiesa di S.Bernardino si erigesse il fonte battesimale, che risulterà oramai esistente presso la porta della chiesa, a mano destra, nel 1594.
In quest'ultimo anno non c'era ancora la campana della chiesa, cosicchè il curato era costretto ad usare quella posta sotto la porta del castello.
Nella chiesa non vi sono sepolture e i corpi dei defunti della parrocchia vengono trasportati nella chiesa di S.Maria degli Angeli.
Curato, sempre ad natum ed amovibilis è, almeno dal 1586, don Tiferno Sereni di Collemancio, che con tale incarico resterà alla Torre fino al 1599 e vi risulterà di nuovo curato nel 1605, segno di buon gradimento da parte della gente.
Nell'anno 1600 la chiesa parrocchiale è ancora sfornita di campanile e campana; manca pure il confessionale, cosicchè il vescovo di Assisi, mons. Crescenzi, nel visitarla, ordina al curato don Marcantonio Cioli di provvedere a farlo avere.
Col passaggio o meglio, col ritorno di Torre d'Andrea sotto il comune di Assisi, avvenuto nel 1614, per la parrocchia di S.Bernardino si affaccia un problema: quello del pagamento della decima prediale per il mantenimento del curato, alla quale vogliono sottrarsi i cittadini assisani che, pur possedendo terreni nel Distretto della Torre, non vi risiedono.
I parrocchiani della Torre di Andrea si rivolgono alla Sacra Congregazione del Concilio, inviando una lettera a stampa. Lapidaria e perentoria fu la risposta: la decima prediale doveva essere pagata da tutti coloro che possedevano terreni, anche se ivi non soggetti alla somministrazione dei Sacramenti.
Ai primi del '700 la chiesa parrocchiale si presentava con tre altari: quello "maggiore" sotto il titolo di S.Bernardino e gli altri due dedicati rispettivamente a S.Giuseppe e al S.Rosario.
Tutto appare ben tenuto anche al curato don Bartolomeo Moscatelli che lo trova "competentemente versato e capace"; essa parrocchiale risulterà però "assai incomoda et angusta".
Il 20 settembre 1794 assumeva la cura della parrocchia di Tordandrea don Antonio Biondi, che il 19 ottobre 1797 accoglieva alla Torre, in visita pastorale, mons. Francesco Maria Giampè, vescovo di Assisi.
Dopo la dominazione napoleonica, il vescovo Giampè, rientrato in Assisi, troverà di nuovo a Tordandrea il 21 ottobre 1818 il don. Antonio Biondi in qualità di "parroco perpetuo".
La parrocchia continuava ad essere, comunque, sempre povera, potendo contare soltanto sulle decime.
I bambini erano assai poco istruiti nel catechismo, ma solo per mancanza dei genitori che non li mandavano dal parroco.
In parrocchia non vi erano bestemmiatori, né pratiche scandalose, né matrimoni divisi, eccetto in una casa.
Si registrava la presenza di due soli "Pasqualini", coloro che si avvicinavano ai Sacramenti soltanto in tempo pasquale.
Nel 1832 Tordandrea, come altri paesi della Valle Umbra, fu colpita da un gravissimo terremoto che distrusse la chiesa e la casa parrocchiale, seppellendovi il parroco don Antonio Biondi tra le macerie.
In seguito ai lavori di ricostruzione e restauro della chiesa, crollata per il terremoto, riapparve un'immagine del Crocifisso dipinta sul muro che venne conservata ed esposta alla venerazione dei fedeli.
A metà Ottocento i redditi della parrocchia erano decisamente aumentati.
Dall'inventario dei beni mobili ed immobili della stessa redatto nel 1853 dal parroco don Luigi Maria Barili, risultano appartenere alla cura tre case, un fondo urbano ad uso di stalla e dieci appezzamenti di terreno.
Alcuni di questi beni furono alienati per riparare la chiesa distrutta dal terremoto del 1832.
Finalmente nel 1896 venne nominato un parroco residente, nella persona di don Ettore Micheletti che istituì una "Cassa agricola".
Nel 1919 gli succederà don Vincenzo Piazza, che rinnoverà la tradizione dei parroci "eletti" dalla popolazione e nominati dal Vescovo.
Nel 1922 verrà costruita una nuova sagrestia.
Nel frattempo si effettueranno modifiche alla chiesa, che di recente è stata intonacata ed ha subìto un radicale rinnovamento.
L'inaugurazione del rinnovato tempio ha avuto luogo il 20 maggio 1944, festa di S.Bernardino, patrono di Tordandrea, alla presenza del Vescovo diocesano mons.Sergio Goretti.
Tordandrea Salone parrocchiale
Lapide celebrativa del VI° Centenario della nascita di S.Bernardino da Siena